Uno spettro si aggira per l’Europa

Sono passati 100 anni da quando le squadracce assaltavano le sedi dei sindacati dei lavoratori e le davano alle fiamme, questa volta non sono state usate le pistole e la sede della CGIL non è stata data alle fiamme, però quello che conta è il significato simbolico, che fa rivivere il messaggio antico.

Ma non è lo spettro del comunismo che, secondo Carlo Marx, nel 1848 metteva in agitazione il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi. Piuttosto si tratta di uno spettro che evoca un male antico che nel secolo scorso si è manifestato nella sua massima potenza e che non si è del tutto sopito, come ci ammonisce una icastica poesia di Bertold Brecht “E voi, imparate che occorre vedere/ e non guardare in aria; occorre agire/ e non parlare. Questo mostro stava/ una volta per governare il mondo! / I popoli lo spensero, ma ora non/ cantiam vittoria troppo presto/ il grembo da cui nacque è ancora fecondo.”

Non c’è dubbio che noi viviamo in un’epoca storica in cui quel grembo è divenuto di nuovo fecondo.

Un segnale di allarme è venuto dai fatti di sabato scorso a Roma. Sono passati 100 anni da quando le squadracce assaltavano le sedi dei sindacati dei lavoratori e le davano alle fiamme, questa volta non sono state usate le pistole e la sede della CGIL non è stata data alle fiamme, però quello che conta è il significato simbolico, che fa rivivere il messaggio antico.

Oggi si discute della messa al bando di quel manipolo di arditi che ha guidato l’assalto alla CGIL e al pronto soccorso del Policlinico Umberto I. Massimo Villone ha spiegato (il Manifesto del 12 ottobre) che dal punto di vista giuridico ci sono tutti gli estremi per disporre lo scioglimento di Forza Nuova con un decreto legge, ai sensi dell’art. 3, secondo comma, della legge Scelba. Sarebbe un atto doveroso di pulizia istituzionale, ma non basterebbe a salvarci. Il problema è affrontare dal punto di vista culturale, sociale e politico le ragioni del malessere che rendono quel grembo ancora fecondo in tutt’Europa e attivare le risposte politiche adeguate

Dall’Europa giungono segnali inquietanti. Si costruiscono muri, dapprima in Ungheria, poi in Grecia, adesso in Polonia e Lituania (alla frontiera con la Bielorussia), si smantellano le garanzie dello Stato di diritto sottoponendo la giurisdizione al controllo del sovrano politico, e limitando di fatto la libertà di espressione, come avviene in Polonia e Ungheria, si contesta la supremazia del diritto internazionale e delle Carte dei diritti dell’uomo. Un’ondata di sovranismo dilaga negli altri paesi europei che ancora resistono, cavalcato da partiti neo fascisti come Vox in Spagna, il Fronte nazionale di Le Pen in Francia, AFD in Germania; movimenti gemellati nel nostro paese con la Lega e Fratelli d’Italia.

E’ in questo contesto che vanno inquadrati i movimenti di protesta No vax e No green pass che stanno agitando l’Italia. Nel 1919 il nascente movimento fascista intercettò lo sgomento ed il malessere sociale provocato dalle sofferenze inaudite di una guerra che aveva causato 700.000 morti ed oltre 1.500.000 feriti o mutilati, agitando il mito della “vittoria mutilata”. Da una sofferenza reale che aveva colpito in profondità il popolo italiano si fece nascere uno spirito di rivalsa contro responsabili immaginari, realizzando una sorta di elaborazione paranoica del lutto. In realtà la vittoria non fu mutilata da nessuno per la semplice ragione che non ci fu nessuna vittoria ma soltanto una immane carneficina che costituì una sconfitta per tutti i popoli europei.

Oggi dobbiamo fare i conti con lo sgomento ed il malessere sociale provocato dalla Pandemia, che ha causato un fardello di lutti, ha accresciuto la povertà, le disuguaglianze, la disoccupazione, la disperazione sociale. Anche in questo caso è partito il treno dell’elaborazione paranoica del lutto.

Infatti le parole d’ordine e gli slogan utilizzati durante le manifestazioni che si ripetono ogni sabato esprimono una fuga dalla realtà che si realizza nella sostanziale negazione della pandemia e dei suoi effetti nefasti, compresa la negazione del gravissimo fardello di vittime (oltre 130.000), che nell’immaginario collettivo dei manifestanti si dissolvono come fossero irreali. E’ significativo che coloro che evocano parole come “libertà” e “dittatura sanitaria” per contrastare l’utilizzo di presidi sanitari, si siano autodefiniti “patrioti”, che agiscono in nome del popolo sovrano. Non è mancata neanche l’impudenza di paragonare le disposizioni sul green pass alle leggi razziali.

Nella giornata di oggi in cui va in vigore l’obbligo del green pass, è prevista un’ondata di scioperi, il blocco dei porti di Trieste e Genova, il blocco parziale degli autotrasporti. Non sappiamo ancora quanto saranno estese queste proteste, ma è innegabile che il clima sociale si stia riscaldano e che da molte parti (non solo dai fascisti di Forza Nuova) si soffia sul fuoco di un conflitto assurdo ed irrazionale.    Come nel 1919 il mito della “vittoria mutilata” agitato spregiudicatamente, costituì un volano per l’avvento del fascismo., così in questo momento storico il mito della “dittatura sanitaria” può costituire un volano per l’avvento, non solo in Italia, di quelle forze politiche che vogliono smantellare le conquiste della democrazia e dello Stato di diritto.

Non è un problema di ordine pubblico, la democrazia si difende con la democrazia, curando le cause che generano il malessere sociale (in primo luogo la crescita della disuguaglianza, della disoccupazione e della povertà) e coltivando la speranza di un mondo più giusto.  

E poi occorre vigilare perché quel grembo è sempre fecondo.   

Autore: Domenico Gallo

Nato ad Avellino l'1/1/1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all'Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell'arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 al dicembre 2021 è stato in servizio presso la Corte di Cassazione con funzioni di Consigliere e poi di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019), il Mondo che verrà (edizioni Delta Tre, 2022)

Un commento su “Uno spettro si aggira per l’Europa”

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