Una siccità così intensa non si era mai vista. Nella pianura padana i fiumi sono tutti in secca, l’acqua per l’irrigazione dei campi è finita, il livello dei laghi e degli invasi si è abbassato del 40/50%. Il mare ha invaso la foce del Po in secca ed il cuneo salino è penetrato per 21 km. Nel piacentino è stata chiusa la centrale idroelettrica perché il Po non è più in grado di alimentarla. La Coldiretti avverte: “La siccità sta colpendo tutti i raccolti, dal grano agli altri cereali. E’ crollo delle coltivazioni di mais, principale foraggio per suini e bovini nelle stalle”. Di conseguenza i prezzi dei prodotti agricoli potrebbero aumentare persino del 60/70 per cento. Con la siccità si è registrato un aumento “anomalo” della temperatura che nel mese di maggio ha superato di oltre due gradi la media stagionale nelle regioni del centro-nord. Purtroppo il tendenziale aumento delle temperature nel globo sta provocando fenomeni estremi: siccità, uragani, alluvioni, scioglimento della calotta polare e innalzamento del livello dei mari. Le promesse che i grandi della terra si sono scambiate per contrastare i cambiamenti climatici a Glasgow nella Conferenza dell’ONU COP 26, sono state rapidamente archiviate. Contrastare i cambiamenti climatici richiede un forte impegno di collaborazione fra le principali economie del mondo. Tutto questo è incompatibile con la guerra. Se l’obiettivo di USA e NATO è di demolire la Russia, tenendola impegnata per anni una guerra di logoramento con l’Ucraina, tutto il resto passa in secondo piano, anzi i timidi passi avanti fatti per contrastare il climate change vengono rivolti all’indietro. Il prezzo del gas naturale in Europa si è mantenuto nel 2018-2021 intorno a 15 euro a megawattora, adesso ha superato i 100 euro. L’impennata del prezzo del gas e del petrolio, colpisce l’Europa nel momento critico della ripresa economica dopo i disastri provocati dalla pandemia nel 2020/2021 e mette a repentaglio la ripresa economica. Il crescente prezzo del grano, di cui Russia e Ucraina sono fra i principali produttori mondiali, sommato agli effetti della siccità nel nostro paese, sta provocando un rincaro generale dei beni di prima necessità a partire dai generi alimentari. La pandemia, la guerra e le variazioni climatiche hanno cagionato un’impennata dell’inflazione che rischia di rendere ingovernabile il nostro debito pubblico a cagione del rialzo degli interessi. Di conseguenza le condizioni di vita di milioni di persone sono destinate a peggiorare notevolmente. La riduzione delle forniture di gas sta causando il ritorno all’impiego del carbone per la produzione di energia elettrica sebbene l’uso del carbone produca una quantità di CO2 doppia rispetto all’uso del gas. La transizione ecologica la stiamo facendo al contrario. Come se non bastasse, il Segretario della NATO Jens Stoltenberg, in un’intervista al settimanale tedesco Bild ci ha avvisato che questa situazione durerà ancora a lungo. “non dobbiamo esitare a sostenere l’Ucraina, anche se i costi sono elevati, non solo in termini di supporto militare, ma anche a causa dell’aumento del prezzo di energia e alimenti” “Dobbiamo essere preparati affinché ciò duri per anni”.
Intanto abbiamo superato il centoventesimo giorno di guerra e non si intravede alcuna iniziativa all’orizzonte per porre termine al conflitto. Anzi la guerra si intensifica anche sul piano culturale. L’Ucraina ha vietato i libri e messo al bando la cultura e la musica russa. Le tensioni si accrescono anche grazie alla Lituania che ha attuato una sorta di blocco delle merci in transito dalla Russia verso l’enclave di Kaliningrad. La Russia ha minacciato reazioni, non meglio precisate, per tutelare i suoi interessi nazionali e Putin ancora una volta ha mostrato i muscoli annunciando che entro la fine dell’anno la Russia schiererà il super missile balistico intercontinentale Sarmat, capace di «penetrare ogni sistema di difesa missilistica esistente o futura», precisando che ciò «farà riflettere coloro che ci stanno minacciando». Incurante di questo orizzonte così oscuro, il Presidente del Consiglio Mario Draghi nelle sue comunicazioni al Senato e alla Camera, in vista del Consiglio Europeo del 23 e 24 giugno, ha sostenuto che tutto continuerà come prima. Continueranno le fornitura di armi all’Ucraina per aiutarla a combattere ancora più a lungo e continuerà la politica di imporre sanzioni alla Russia sempre più stringenti e autolesioniste. Ha dichiarato testualmente: “La strategia dell’Italia in accordo con l’Ue e con gli Alleati del G7 si muove su due fronti: sosteniamo l’Ucraina e imponiamo sanzioni alla Russia”. Naturalmente l’Italia vuole la pace, però ha precisato Draghi: “una pace nei termini che sceglierà l’Ucraina.” Poiché l’Ucraina – secondo le dichiarazioni dei suoi leaders politici e militari – punta alla vittoria, confidando sulle continue e massicce fornitura di armi da parte della Santa Alleanza di Ramstein, diretta dalla NATO, la guerra continuerà ancora a lungo e le sue conseguenze negative sulla vita di milioni di persone, sull’economia, sull’ambiente continueranno a prodursi ancora a lungo e a diventare sempre più gravi. E’ facile prevedere che il Consiglio Europeo, il G7, la NATO continueranno su questa strada. Come in una tragedia greca, tutti gli attori internazionali si muovono nella stessa direzione, come spinti dal destino, ed ogni passo che compiono li avvicina sempre più alla catastrofe. Ha scritto il gen. Mini (il Fatto 21 giugno):”Abbiamo avuto l’occasione di evitare questa guerra tempo fa. Non l’abbiamo considerata e ora siamo in una spirale distruttiva in cui l’Ucraina è tenuta in vita dalle macchine belliche mentre invoca il suicidio assistito suo e di tutta l’Europa.” Noi non crediamo che il destino dei popoli sia nelle mani del fato cinico e baro e pensiamo che questo percorso verso l’abisso si possa sempre invertire, ma occorre cambiare la musica e gli orchestrali.
Pensare alla pace senza tenere in alcun conto il diritto del popolo ucraino alla difesa del suo territorio e all’auto determinazione del suo futuro politico è un cammino condotto in contraddizione con i principi coltivati dal mondo occidentale dopo le due guerre mondiali
In Ucrauna ci sono due popoli che hanno sempre convissuto pacificamente e si sono intrecciati fino al 2014 quando eventi politici hanno determinato una frattura fra questi due popoli da cui ha avuto origine una guerra civile che ha prodotto circa 14.000 morti prima dell’invasione della Russia. Il conflitto etnico è in contraddizione con i principi coltivati dal mondo occidentale dopo le due guerre mondiali. Non a caso nel conflitto etnico sono intervenuti dei battaglioni di “volontari” che avevano come insegne le croci uncinate. Come ha osservato giustamente il papa, non si può adoperare lo schema di cappuccetto rosso e del lupo cattivo. Qui c’è una ripetizione di quanto è avvenuto nei Balcani, la Russia sta facendo (in modo molto più violento e sanguinoso) quello che ha fatto la NATO quando ha aggredito la Jugoslavia per smembrarla e separare il Kosovo