“Escalation” è una parola che una volta provocava un brivido nei sentimenti collettivi. Durante la guerra fredda la politica, le istituzioni, i media si agitavano per scongiurare quei passi della politica internazionale che potevano portare ad un’escalation della tensione fra i due blocchi militari. La politica riteneva una sua missione scongiurare l’escalation e favorire la distensione.
Adesso che la guerra fredda non c’è più, sostituita da una guerra calda, che vede come teatro l’Ucraina, ma come attori principali gli USA e la Russia, l’escalation non preoccupa più nessuno, anzi la stessa parola viene scartata dal dibattito pubblico. Così negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una serie di passaggi che alzano il livello dello scontro e delle minacce, in cui si avvitano azioni e ritorsioni in una reciprocità violenta che appare inarrestabile.
E’ di questi giorni la notizia dell’arrivo in Ucraina dei carri armati tedeschi Leopard 2 e della fornitura di cacciabombardieri Mig 29 da parte di Polonia e Slovacchia, mentre il Consiglio Europeo del 23 marzo ha deliberato di fornire all’Ucraina un milione di munizioni di artiglieria.
Qualche giorno prima la baronessa Annabel Goldie, vice ministra della Difesa inglese, ha rivendicato la fornitura a Kiev di munizioni all’uranio impoverito: “Assieme a uno squadrone di carri armati pesanti da combattimento Challenger 2 manderemo anche le relative munizioni: inclusi proiettili perforanti che contengono uranio impoverito”, precisando che si tratta di munizioni altamente efficaci per neutralizzare tank e blindati moderni.
Pochi hanno realizzato che questo aiuto fraterno inviato a Kiev causerà la morte di migliaia di ucraini anche molti anni dopo che i combattimenti si saranno conclusi, come sta succedendo ancora in Jugoslavia e nei paesi che hanno inviato contingenti militari fra cui l’Italia, che sinora ha registrato 400 morti e 8.000 ammalati.
Di fronte a questi passaggi tutti orientati verso l’indurimento dello scontro militare, la risposta della controparte russa va nella stessa direzione, incrementando la minaccia e la pressione militare. Così Putin ha fatto sapere che la Russia costruirà 1.600 carri armati e si appresta a schierare armi nucleari tattiche in Bielorussia, in questo imitando gli Stati Uniti che hanno “rinnovato” le loro armi nucleari, schierate nei paesi vassalli come l’Italia, che ne ospita un centinaio nelle basi di Ghedi ed Aviano.
Per completare la dimostrazione di forza la Russia ha effettuato un test di missili supersonici nel mar del Giappone. “Nelle acque del Mar del Giappone, navi lanciamissili della Flotta del Pacifico hanno lanciato missili di crociera Moskit contro un bersaglio posizionato in mare”, dice un comunicato pubblicato su Telegram: “Il bersaglio, posto a una distanza di circa 100 chilometri, è stato colpito con successo”.
Nel frattempo sono state spostate in avanti le lancette del Doomsday Clock, l’orologio del Giorno del Giudizio, che indica quanto resta da vivere all’umanità prima dell’Apocalisse atomica. Secondo l’ultimo aggiornamento del Bullettin of the atomic scientists mancano solo novanta secondi. Nel 1991 le lancette indicavano 17 minuti alla mezzanotte: indubbiamente abbiamo fatto un bel progresso verso la catastrofe.
Quello che colpisce è la beata incoscienza con cui le istituzioni europee, le Cancellerie dei principali paesi e le forze politiche italiane (esclusi SI e i 5 Stelle), si avventurano sulla strada dell’escalation del conflitto e non si rendono conto che ad ogni incremento della potenza di fuoco schierata sul teatro ucraino, corrisponde una risposta analoga da parte della Russia.
L’obiettivo della sconfitta militare della Russia è diventato un dogma da perseguire a qualsiasi prezzo, compresa l’apertura di mille nuovi cimiteri di guerra, compreso l’avvelenamento dell’ambiente con l’uranio impoverito, che produrrà una scia di morti nei decenni a venire. E’ un dogma cieco, privo di ogni visione del futuro.
E’ possibile che nessuno si renda conto che se la Russia venisse messa con le spalle al muro ricorrerebbe alle armi atomiche, come prevede la sua dottrina strategica?
Accecati da questo dogma, abbiamo accettato, senza battere ciglio, che Biden chiudesse la finestra del cessate il fuoco aperta dal piano di pace cinese. Senza capire che, se gli USA hanno interesse a prolungare la guerra, come hanno dimostrato sabotando l’accordo che stava per essere stipulato fra le parti il 5 marzo del 2022 (come ha rivelato l’ex premier Israeliano Bennett), l’interesse esiziale dell’Europa è quello di fermarla il prima possibile e di avviare un negoziato che restauri la pace e la sicurezza collettiva nel nostro continente.
Come si può pretendere di costruire un’alternativa alla destra semifascista che governa il nostro paese, se le forze democratiche ignorano allegramente i rischi di una politica che punta all’escalation della guerra, anzi gareggiano con la Meloni per il primato di fedeltà atlantica?
La prima cosa da fare è sconfiggere il partito unico della guerra.
(articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 6 aprile con il titolo: Il dogma dell’escalation ed il partito della guerra)