Sunak a Kiev: l’odore del sangue

Il Trattato di Alleanza militare fra la Gran Bretagna e l’Ucraina, firmato a Kiev il 12 gennaio è una formidabile operazione per rilanciare la guerra, provocare ulteriormente la Russia, tenere i Paesi europei sempre più invischiati nel conflitto e scongiurare ogni possibile negoziato.

L’impero britannico non esiste più, ma la vocazione bellica che lo ha sorretto per oltre due secoli non si è mai estinta. L’odore del sangue non disturba i governanti inglesi, anzi deve essere un eccitante per alcuni primi ministri, come Tony Blair, Boris Johnson, Rishi Sunak.

Tony Blair, “il pazzo inglese” che, dopo averla aizzata, ha sacralizzato la guerra del Kosovo, invocando una superiore esigenza etica e non ha avuto ritegno a mentire spudoratamente al Parlamento e al popolo inglese per partecipare, come gregario, alla guerra di aggressione scatenata da Bush contro l’Iraq nel marzo del 2003. Boris Johnson, che recatosi prontamente a Kiev, è riuscito a sventare la pace che le parti avevano concordato a Istanbul nel marzo del 2022, siglando un accordo denominato “Trattato sulla neutralità permanente e sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina”. Un accordo che avrebbe posto fine alla guerra a poche settimane dal suo inizio e avrebbe risparmiato un mare di sangue e di lacrime.

Purtroppo, grazie all’intervento del premier inglese (ispirato da Biden), il sentiero del negoziato di pace è stato sbarrato, il governo ucraino è stato gonfiato di aiuti finanziari e di armamenti e spinto alla controffensiva per recuperare manu militari le frontiere del 1991, ignorando il conflitto interno che nel 2014 aveva portato all’indipendenza della Crimea e alla secessione delle regioni del Donbass. Adesso che la controffensiva è fallita, annegando in un mare di sangue, il fallimento è stato certificato dalla Nato allorché Stranamore/Stoltenberg, il 29 novembre, ha dichiarato: “Dobbiamo prepararci alle cattive notizie”. Adesso che sono finite le munizioni ed è stato dilapidato il capitale umano, tanto che Zelensky vuole estendere le leva per reclutare altri 500.000 giovani da trasformare in combattenti o in morti, finalmente si stava aprendo una nuova finestra di negoziato, sussurrata nei retrobottega delle cancellerie. Prima ancora che la finestra si aprisse, come un falco, si è precipitato a Kiev Rishi Sunak per sbarrarla definitivamente.

Il Trattato di Alleanza militare fra la Gran Bretagna e l’Ucraina, denominato “Accordo di cooperazione sulla sicurezza” firmato a Kiev il 12 gennaio è una formidabile operazione per rilanciare la guerra, provocare ancor di più la Russia, tenere i Paesi europei sempre più invischiati nel conflitto e scongiurare ogni possibile negoziato. Il suo contenuto essenziale è rappresentato dalla elargizione in denaro di 2,5 miliardi di sterline, per coprire spese di missili a lungo raggio, componenti di difesa aerea, munizionamento terrestre e navale, nell’esercizio finanziario 2024/2025; risulta evidente come il contributo “sostituisce”, in qualche modo, l’assistenza americana che è venuta a mancare, visto che il Congresso Usa ha bloccato i fondi chiesti da Biden.

L’accordo promette esplicitamente l’ingresso dell’Ucraina nella Nato (e quindi scarta ogni ipotesi di neutralità) e comincia ad attuarla attraverso la cooperazione militare per assicurare l’interoperabilità con le strutture militari euroatlantiche. Il Patto prevede che le capacità militari dell’Ucraina dovranno essere a tal punto rinforzate da consentire all’Ucraina di accorrere in soccorso della Gran Bretagna ove questa subisca un’aggressione esterna. Naturalmente tutte le guerre (e gli accordi di guerra fra gli Stati) sono concepite come strumento per giungere alla pace. Anche il Patto stipulato da Sunak e Zelensky contempla una cooperazione per la pace. Però ha un difetto, prevede che gli sforzi per pervenire ad una pace giusta e sostenibile devono basarsi sulla “formula di pace Ucraina”. Quello che la formula richiede per la pace è semplicemente la capitolazione della Russia. La Federazione russa dovrebbe smembrarsi, cedere all’Ucraina il territorio di una sua Repubblica autonoma (la Crimea), abbandonare al suo destino la popolazione russofona che ha dato vita alla secessione nel Donbass, ripagare tutti i danni prodotti dalla guerra, consentire che Putin venga arrestato e processato come criminale di guerra, togliere la sua flotta militare dal Mar Nero, etc. È evidente che questo programma di pace è un programma di guerra prolungata e senza sbocco. È altrettanto evidente che la sconfitta della Russia non è a portata di mano. Con questo coup de théâtre Sunak ha messo l’Unione europea con le spalle al muro, vincolandola sempre più strettamente alla politica bellicista di una Nato a trazione inglese e scongiurando l’apertura di ogni possibile spiraglio di negoziato. Agli ucraini Sunak ha assicurato la costruzione di tanti nuovi cimiteri di guerra. Una volta si riteneva che i vampiri alloggiassero in Romania, nel castello del conte Dracula. Ci siamo sbagliati, i vampiri sono emigrati oltremanica. (articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 18 gennaio 2024 con il titolo: Sunak a Kiev vuole far scorrere altro sangue)

Autore: Domenico Gallo

Nato ad Avellino l'1/1/1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all'Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell'arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 al dicembre 2021 è stato in servizio presso la Corte di Cassazione con funzioni di Consigliere e poi di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019), il Mondo che verrà (edizioni Delta Tre, 2022)

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