2025: un anno alla prova della pace

L’anno appena concluso è stato sul piano internazionale il più violento e sanguinoso dal 1945. E’ necessaria una svolta, non basta il cessate il fuoco, occorre una pace vera

L’anno appena concluso è il più violento e sanguinoso che ci sia mai stato dal 1945 (se si esclude la guerra di Corea). Per tutto l’anno si sono susseguiti i combattimenti, senza neanche un giorno di tregua, sul fronte russo-ucraino, alimentati da una continua escalation e dal superamento di ogni linea rossa. Per tutto l’anno sono proseguiti i bombardamenti contro la martoriata popolazione della Striscia di Gaza ed è proseguita la distruzione di tutte le strutture indispensabili per la vita della popolazione, in particolare quelle sanitarie, anche attraverso la cattura o l’assassinio dei medici. Dalla Striscia di Gaza i bombardamenti israeliani si sono estesi ad alcune zone della Cisgiordania, al Libano, alla Siria, allo Yemen, all’Iran.

Nell’anno che subentra necessariamente dovranno venire a galla i nodi rimasti insoluti per tutto il 2024. I fatti sono duri a morire, possono essere mascherati a lungo ma non per sempre. Dopo quasi tre anni di menzogne sul conflitto russo-ucraino; dopo la declinazione a reti unificate del mantra della guerra di aggressione “non provocata”, frutto della follia imperialista di Putin, pronto a scagliare le sue armate contro l’Europa, se non fermato sulle sponde del Dnipro; dopo la sublimazione del mito della “vittoria” dell’Ucraina, come unica soluzione possibile del conflitto, contro ogni principio di realtà; dopo che una insensata guerra di attrito ha provocato sui due fronti un milione di morti e feriti (secondo le rivelazioni del Wall Street Journal del settembre 2024); dopo quasi tre anni di inutili massacri, alla fine la verità comincia ad emergere fra i fumi della grande menzogna.

Qualche giorno fa lo stesso presidente ucraino Zelensky (intervista a Le Parisien, 18 dicembre 2024), ha dovuto riconoscere che l’Ucraina non ha le forze per rovesciare le sorti del conflitto. La debolezza dell’Ucraina non deriva dallo scarso sostegno finanziario e militare della NATO, come sostiene impudentemente Paolo Mieli nei suoi interventi a Radio 24, ma dal venire meno del fattore umano. 800.000 renitenti alla leva (secondo la stima del presidente della commissione Affari economici del Parlamento ucraino, Dmytro Natalukha, riferito al quotidiano Financial Time) sono un chiaro segnale dell’indisponibilità dei giovani a farsi mandare al massacro e riempire nuovi cimiteri di guerra.

Dovrebbe essere chiaro che la guerra non può continuare e che ben presto dovranno aprirsi dei negoziati. Messi di fronte alla realtà, i vertici UE, Ursula Von der Layen, Kaja Kallas, e il Segretario generale della NATO Mark Rutte, fanno finta di non vedere, continuano ad escludere il negoziato ed insistono per il prolungamento della guerra, mostrandosi più bellicosi del Presidente eletto USA. È difficile capire se in loro prevalga l’irresponsabilità o l’arroganza.

Quello che è certo è che i vertici UE e i leader dei principali paesi europei dovranno essere chiamati a rendere conto delle scelte disastrose che hanno compiuto arruolando l’Europa nella guerra contro la Russia, combattuta a prezzo del sangue ucraino. Anche il Governo italiano dovrà rendere conto: il primo passo dovrà essere la contestazione del decreto legge che proroga fino al 31 dicembre 2025 l’autorizzazione alla “cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina”. Un’intransigente opposizione a ogni ulteriore invio di armi all’Ucraina servirà anche a sciogliere le ambiguità di quelle forze politiche, come il PD, che in Italia invocano la pace con marce e manifestazioni pubbliche e in Europa votano per il partito della guerra. Se il cessate il fuoco è la premessa di tutto, la società civile e le forze politiche progressiste (a cominciare dai 5Stelle e AVS) devono impegnarsi per evitare la soluzione coreana, cioè di una tregua che non porti alla pace ma alla continuazione della guerra con altri mezzi, attraverso le sanzioni, la corsa al riarmo e la perpetuazione della figura del nemico. Questo è il momento di battersi non per una “pace giusta”, ma per una “pace vera”. Cioè di prefigurare un assetto delle relazioni internazionali volto a reintegrare la Russia nell’Europa, ponendo fine all’ostilità e smantellando la nuova cortina di ferro creata dal fiume di sangue versato in questa assurda guerra fraticida. È questo il momento di impegnarsi perché il negoziato di pace prossimo venturo ripristini i principi dell’Atto finale della Conferenza di Helsinki (1975) e ristabilisca il principio della sicurezza collettiva fondata sulla riduzione degli armamenti anziché sulla sfida del riarmo. Il tema della battaglia politica nell’anno a venire, che dovrà animare tutte le forze progressiste e i sindacati dei lavoratori, sarà di invertire il corso della politica che punta al passaggio dal welfare al warfare con l’obiettivo di stornare le risorse dal sistema di guerra ai bisogni sociali (istruzione, sanità, tutela dell’ambiente).

In Medio Oriente l’orizzonte è molto più oscuro di quello che si prospetta in Europa. Ormai tutti invocano il cessate il fuoco, anche i santi protettori di Israele come gli USA, la Gran Bretagna e la Germania, ma nessuno agisce per ottenerlo, tanto meno per far valere l’intollerabilità della perpetuazione dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, come sancito dalla Corte Internazionale di Giustizia nel suo parere consultivo emesso il 19 luglio 2024. Del resto, quella della striscia di Gaza non è una guerra in senso proprio poiché non vi sono due Potenze militari che si scontrano. Vi è una sola Potenza che si accanisce contro la sfortunata popolazione della Striscia di Gaza trasformata in un inferno dove 1.900.000 persone sono sfollate e vivono in tende o alloggi di fortuna, prive di cibo, di acqua e di servizi igienici, dove i bambini muoiono per il freddo o per la fame, quando non vengono abbattuti direttamente dal fuoco dei cecchini. Gli obiettivi perseguiti dal governo di Israele sono oscuri e non possono essere affrontati in termini razionali perché inseriti in una dimensione messianica con la quale è impossibile ragionare. È noto che Netanyahu, lanciando l’operazione “spade di ferro” nella missiva rivolta ai soldati per incitarli a combattere ha scritto: «ricordatevi quel che vi ha fatto Amalek», un chiaro riferimento al libro Primo di Samuele, dove il Signore Dio degli eserciti comanda ad Israele: «Và dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli ed asini» (I Samuele, 15). Non si può negare che i soldati israeliani abbiano preso sul serio questo mandato e vi si stiano dedicando con metodo e passione.

Nel corso del secolo passato si sono verificati diversi episodi di genocidio, a cominciare da quello degli Armeni nel 1915 per finire a quello dei Tutsi in Ruanda nel 1994, ma in tutti questi episodi le atrocità, mentre accadevano, sono state tenute nascoste. 

A Gaza, le atrocità avvengono sotto gli occhi di tutti, sono documentate dai giornalisti palestinesi (per questo ne sono stati uccisi oltre 150) e dalle principali organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International e Human Rights WatchQuel che è assurdo è il silenzio della Comunità internazionale, addormentata e resa insensibile dalla complicità dei governi dei principali paesi occidentali.

L’avvento di Trump, considerato il miglior amico di Israele, alla Casa bianca non promette nulla di buono. Questa situazione insostenibile ci chiama a un impegno più risoluto per smascherare la complicità dei nostri governanti ed ottenere finalmente delle sanzioni politiche, economiche e finanziarie per ridimensionare l’impunità di cui da troppo tempo ha goduto Israele e mettere con le spalle al muro l’élite paranoica e criminale che attualmente lo governa.

(articolo pubblicato sul sito Volerelelauna.it il 2 gennaio 2025)

Autore: Domenico Gallo

Nato ad Avellino l'1/1/1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all'Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell'arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 al dicembre 2021 è stato in servizio presso la Corte di Cassazione con funzioni di Consigliere e poi di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019), il Mondo che verrà (edizioni Delta Tre, 2022)

2 pensieri riguardo “2025: un anno alla prova della pace”

  1. Caro Domenico, sono perfettamente d’accordo con te, in tutto e per tutto. Ma l’ Italia è un n mano ad un governo di criminali, che se ne frega se la gente muore di fame, perde il lavoro ed la casa. Loro pensano a mandare armamenti in n Ucraina, d un fronte ad ogni irragionevole ed assurda prospettiva di vittoria sulla Russia. L’ opposizione PD è inqualificabile! Così come personaggi allá Paolo Mieli.
    Sul fronte GAZA, viviamo l’ orrore in diretta! Siamo impotenti! Nelle Università Americane i docenti che appoggiano gli studenti pro-Gaza sono minacciati di morte. A questo punto siamo arrivati! Io ho gli incubi la notte…e mi sento impotente!

  2. L assurdità e la rabbia della impotenza,la vita nella quale si va avanti mi sembra un incubo da cui non si riesce ad uscire.La . vergogna che si prova per la distruzione di Gaza e dei bambini innocenti straziati che muoiono senza nessuna pietà ,da parte di coloro che ci governano e che stanno ad una finta opposizione mi fa sentire un corpo vuoto e una mente che ,a volte ,non riesce a pensare .

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