La Risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 2 aprile sull’attuazione della politica di sicurezza e difesa comune disegna un passaggio storico di cui ancora non ci siamo resi conto. Le critiche mosse da più parti si incentrano tutte sulla gravosità del piano di riarmo “ReArm Europe”, pudicamente ribattezzato “Readiness 2030”. In realtà il piano di riarmo si inserisce all’interno di una strategia più vasta e va valutato alla luce di tale strategia. “Prontezza 2030” è una strategia di preparazione alla guerra che dovrebbe giungere a compimento nel 2030. Lo scopo di questo processo di riarmo è quello di prepararci alla guerra, come ha dichiarato il 18 marzo la stessa Ursula Von der Layen durante un discorso alla Royal Danish Military Academy a Copenaghen. Ovviamente la Von der Layen ha precisato che dobbiamo prepararci alla guerra per evitare la guerra. Del resto lo dicevano anche gli antichi romani, la guerra si prepara per la pace (si vis pacem, para bellum). Persino Mussolini, nel momento in cui annunciava la guerra al popolo italiano (il 10 giugno 1940), lo faceva: “per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all’Italia, all’Europa, al mondo”.
Di fronte alla prospettiva che la guerra in Ucraina possa cessare perché i due principali attori, gli Stati Uniti e la Russia hanno deciso di aprire un negoziato, le istituzioni europee, la Commissione, il Consiglio ed il Parlamento si sono attivati per scongiurare che dall’eventuale cessate il fuoco possa prendere forma un processo di pace. La risoluzione del Parlamento Europeo, in ordine al sostegno militare, politico e finanziario all’Ucraina e alla sua pretesa di “vincere” la guerra con la Russia, ribadisce le posizioni bellicose ed irresponsabili già espresse ripetutamente, da ultimo con la Risoluzione del 28 novembre 2024. Senonchè ribadire tali posizioni quando è in corso un negoziato di pace, è un evidente boicottaggio del negoziato stesso. Spezzare una lancia “a sostegno del piano per la vittoria e della formula di pace presentata dal Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, quale unica via percorribile”, esprime semplicemente la volontà di scongiurare la pace. Con questa premessa, se finalmente dopo tre anni di massacri si giungerà al cessate il fuoco, si tratterà solo di una tregua perché dalla guerra per procura si passerà ad una mobilitazione bellica diretta dell’intera Unione Europea. E’ questa la vera novità annunciata con dovizia di particolari nella Risoluzione del Parlamento Europeo: la mobilitazione generale per prepararsi alla guerra con la Russia. Non è facile convincere dei popoli resi imbelli da 80 anni di (quasi) pace, a calarsi l’elmo in testa e ad esercitarsi nell’arte della guerra. Bisogna inventarsi una minaccia grave e cominciare a terrorizzare la gente con espedienti assurdi come il Kit di sopravvivenza presentato dalla commissaria europea per l’Uguaglianza e la Gestione delle crisi, Hadja Lahbib. La costruzione del nemico è il compito a cui si dedica la Risoluzione ricorrendo ad invenzioni retoriche e falsificazioni abnormi della realtà. Si parte osservando che: “la scelta del regime russo di minare l’ordine internazionale (..) e di dichiarare guerra ai paesi europei o di cercare di destabilizzarli, al fine di realizzare la sua visione imperialista del mondo, rappresentano la minaccia più grave e senza precedenti per la pace nel mondo, nonché per la sicurezza ed il territorio dell’UE e dei suoi Stati membri..”
Sarebbe vano chiedere ai politici che agitano con tanta sicumera il fantasma di una minaccia esiziale, le prove di tali loro affermazioni. Da dove risulta che la Russia ha scelto di dichiarare guerra a qualche paese europeo, oppure che ha intrapreso operazioni di destabilizzazione come hanno fatto gli USA a piazza Maidan?
In realtà questa è una visione del nemico a parti rovesciaste, come l’immagine in uno specchio. Attribuiamo alla Russia quanto noi stessi stiamo facendo per renderci nemici alla Russia. Quando si parla di una minaccia grave e senza precedenti, questo è proprio quello che fa il Parlamento europeo quando: “invita gli Stati membri a revocare tutte le restrizioni che impediscono all’Ucraina di utilizzare sistemi d’arma occidentali contro obiettivi militari legittimi in territorio russo”. Quando si paventa la scelta della Russia di dichiarare guerra ai paesi europei, è vero l’opposto. La fornitura di armi di ogni tipo per consentire all’Ucraina di combattere meglio contro le forze armate russe e la direzione strategica delle operazioni militari operata nella base di Wiesbaden, come rivelato dal New York Times del 29 marzo scorso, non sono forme di ostilità che ci rendono – in senso tecnico – cobelligeranti contro la Russia?
A essere onesti dovremmo chiederci da quale parte proviene la minaccia e contro chi si rivolge.
La favola della Russia che si prepara o, comunque, ha intenzione di aggredire altri paesi europei è un’elucubrazione al di fuori del principio di realtà. I dati ufficiali del SIPRI e dei database NATO dimostrano che attualmente la spesa militare dei Paesi UE e della Gran Bretagna è circa tre volte superiore a quella russa (461,6 miliardi di dollari a fronte di 145,9 miliardi) e che la spesa totale militare dei Paesi appartenenti all’Alleanza Atlantica (1.185 miliardi) è circa 11 volte superiore a quella della Federazione Russa. Secondo le stesse fonti UE, la spesa militare dei Paesi membri nel 2024 ammonta a 326 miliardi di euro. La Russia ha una popolazione che è solo un terzo di quella europea, ha abbondanza di risorse e materie prime ma non ha le capacità finanziarie e industriali per poter sfidare un intero continente.
Per prepararsi alla guerra il primo passo è l’invenzione del nemico. Sulla base di questo presupposto bisogna lavorare per far girare tutto il sistema in direzione della preparazione della guerra, l’economia e tutta la società deve essere mobilitata per lo scopo. Questo è l’obiettivo perseguito dalla Risoluzione. Innanzitutto il riarmo, il Parlamento Europeo: “accoglie con favore il piano “ReArm Europe” in cinque punti proposto il 4 marzo 2025 dalla Presidente della Commissione”. Questo comporta un rafforzamento del pilastro europeo della NATO, che può essere effettuato con l’acquisto congiunto di “facilitatori strategici”, fra i quali rientrano le “armi ipersoniche”. Quindi la Risoluzione si dilunga sul rafforzamento della capacità industriale sul fronte degli armamenti e: “sottolinea l’importanza di garantire uno sforzo equilibrato tra il rafforzamento delle attuali capacità industriali degli Stati membri in materia di armamenti nel breve e medio termine e il sostegno alla ricerca e allo sviluppo (R&S) di attrezzature militari e armamenti nuovi e innovativi adeguati alle esigenze attuali e future delle forze armate degli Stati membri”.
Per incrementare la produzione industriale di armamenti naturalmente occorrono risorse adeguate. Non basta il 2% del PIL richiesto dalla NATO, il PE: “è fermamente convinto che, alla luce delle minacce per la sicurezza senza precedenti, tutti gli Stati membri dell’UE debbano raggiungere con urgenza un livello di spesa per la difesa, in percentuale del loro PIL, notevolmente superiore all’attuale obiettivo della NATO del 2 %.” Per sostenere queste ingenti spese occorre mobilitare le risorse finanziarie adeguate, per questo il PE: “esorta gli Stati membri a sostenere l’istituzione di una banca per la difesa, la sicurezza e la resilienza, che funga da istituto multilaterale di prestito concepito per fornire prestiti a un basso tasso di interesse e a lungo termine per sostenere le principali priorità in materia di sicurezza nazionale, quali il riarmo, la modernizzazione della difesa”. Quanto alla BEI, la Banca Europea per gli investimenti, il cui obiettivo principale è quello di promuovere lo sviluppo e il benessere dei popoli europei, la richiesta è di non escludere dai finanziamenti le munizioni e le attrezzature militari. Anche il tabù del debito comune cade per le superiori esigenze della mobilitazione bellica. Infatti il PE: “invita la Commissione ad aumentare il debito comune, per far sì che l’Unione disponga della capacità di bilancio necessaria per contrarre prestiti in situazioni eccezionali e di crisi (..) vista la necessità pressante di rafforzare la sicurezza e la difesa per proteggere i cittadini dell’UE, ripristinare la deterrenza e sostenere gli alleati, innanzitutto l’Ucraina”.
La preparazione alla guerra non è soltanto un fatto di mobilitazione di risorse economiche, di passaggio dal welfare al warfare, lo spirito bellico deve penetrare in profondità e animare la società in tutte le sue articolazioni. Bisogna richiedere compattezza ideologica, escludere il pensiero critico e le informazioni divergenti dalla costruzione del nemico. Per la viglia della guerra il PE prefigura una sostanziale riduzione delle libertà costituzionali per proteggere la società dalle manipolazioni dell’informazione del nemico. La guerra, prima che guerreggiata si deve combattere sul fronte della cultura e dell’informazione, secondo il modello del maccartismo. All’uopo il PE: “sostiene l’impegno a istituire uno “scudo europeo per la democrazia” e ribadisce il proprio invito agli Stati membri, alla Commissione a prendere in considerazione l’istituzione di una struttura indipendente e dotata di risorse adeguate incaricata di individuare, analizzare e documentare le minacce di FIMI (manipolazione delle informazioni ed interferenze straniere) contro l’UE nel suo complesso, di individuare, rintracciare e richiedere l’eliminazione dei contenuti online ingannevoli, di aumentare la conoscenza situazionale e la condivisione di intelligence sulle minacce, nonché di sviluppare capacità di attribuzione e contromisure in relazione alla FIMI.” In sostanza si chiede di istituire un organo simile alla Commissione per le Attività Antiamericane che negli anni 50 negli Stati Uniti organizzò la caccia alle streghe mettendo al bando, artisti, intellettuali, funzionari pubblici sospettati di essere quinte colonne del nemico. Quest’organo dovrebbe vigilare sulla verità ed eliminare dal circuito della comunicazione pubblica tutte le informazioni e le comunicazioni divergenti. Per dare il buon esempio il Parlamento ha deciso di instituire in seno a se stesso una Commissione speciale sullo scudo europeo per la democrazia (i parlamentari 5 Stelle sono avvisati). Anche se lo scudo non è stato ancora istituito, la censura di guerra è già attiva, come dimostra l’impedimento a proiettare in sedi universitarie o in incontri pubblici il noto documentario “Maidan, la strada verso la guerra” prodotto dall’emittente di Stato russa “Russia Today”.
Non basta la protezione assicurata dallo scudo europeo per la democrazia, non basta proteggere i nostri giovani dalle informazioni del nemico e dal pensiero critico, bisogna stimolarli a esercitarsi nell’arte della guerra. Il PE: “chiede di mettere a punto programmi di formazione dei formatori e di cooperazione tra le istituzioni di difesa e le università degli Stati membri dell’UE, quali corsi militari, esercitazioni e attività di formazione con giochi di ruolo per studenti civili.”
Gli studenti che si esercitano in attività militari e si dividono in squadre per giocare alla guerra, che scenario meraviglioso! Peccato che per noi si tratta di un deja vu, una volta si diceva: libro e moschetto!
Con questa buffonata, più stupida che tragica, naufragano gli ideali e le speranze che avevano animato le generazioni che avevano creduto nel progetto di un’Europa casa comune per i popoli europei, spazio di democrazia e libertà.
(Una versione ridotta di questo articolo è stata pubblicata sul Fatto Quotidiano del 10 aprile con il titolo: Guerra per procura e nemico fantasma.
Caro Gallo, ottimo articolo. Grazie.
Molto utile per aprire gli occhi su quello che ci sta preparando l’Europa.
Cercheremo di diffonderlo affinché tutti sappiano e si comportino di conseguenza, ovvero opponendosi fermamente
Cristina Rinaldi
Comitato pace e non più Guerra