Titolo, febbraio 1999
Al pari di Corrado Staiano, l’autore è stato senatore nella 12^ legislatura, anch’egli eletto sotto il simbolo della tramontata alleanza dei c.d. “progressisti”, a seguito delle elezioni suppletive che si sono svolte a Pistoia l’11 settembre 1994. Come Corrado Staiano, Domenico Gallo, non proviene da una militanza politica di partito, ma da esperienze impegno civile di lunga data. Al pari di Corrado Staiano, autore di un brillante diario della sua esperienza parlamentare (Promemoria, Garzanti, 1997), Domenico Gallo ha scritto un libro che trae spunto dalla sua passata esperienza di senatore. Ma le similitudini finiscono qui. In Millenovecentonovantacinque l’ottica con cui si guarda agli avvenimenti è completamente rovesciata rispetto a quella di Promemoria. Mentre Staiano, basandosi sulla sua esperienza parlamentare mette a fuoco le dinamiche del potere politico, descrive le vicende politiche, raccontando il Palazzo dall’interno, senza complicità o debolezze nei confronti dei potenti di turno, e rivolgendo persino uno sguardo impietoso ai suoi compagni di avventura, Domenico Gallo, utilizza la “finestra” della sua esperienza parlamentare per guardare con maggiore profondità ed acutezza alle vicende della politica che si svolgono fuori del Palazzo e concentra la sua attenzione sul Palazzo solo di risulta, per analizzare l’attitudine della politique politicienne a confrontarsi con la sfida dei grandi avvenimenti della storia che bussano alla nostra porta, senza trovare – purtroppo – risposte adeguate alle sfide che pongono.
Il titolo del libro, che trae spunto dal fatto che gli avvenimenti che vi sono descritti si sono sviluppati in massima parte nel 1995, non deve trarre in inganno. Le questioni trattate sono di estrema attualità e riverberano i loro effetti sul presente.
Osserva l’autore nell’introduzione: “nel periodo storico del quale sono stato testimone privilegiato attraverso l’osservatorio del mio mandato parlamentare, sono maturati eventi e si sono forgiate scelte, sul piano politico, sociale ed economico, nelle quali ci sono le radici delle vicende che, sul piano nazionale ed internazionale, nel bene e nel male, caratterizzano il tempo attuale. Rivisitando questo periodo, così vicino nel tempo, ma così lontano nella percezione comune, è possibile trovare delle chiavi che aiutano meglio a comprendere il presente nel quale siamo immersi e – forse – a individuare le piste del futuro che ci attende.”
Il libro è diviso in capitoli per argomenti tematici. Il primo capitolo tratta dei diritti umani e dei diritti dei popoli, mettendo a fuoco la vicenda dell’embargo all’Iraq e quella dei desaparecidos in Argentina. Il secondo capitolo è dedicato alla problematica della globalizzazione. Due lunghi capitoli affrontano le tematiche, care al movimento per la pace, della lotta per l’obiezione di coscienza e per la messa al bando delle armi nucleari e chimiche. Due capitoli affrontano le tematiche più strettamente politiche della crisi politica ed istituzionale del 1994/94, con la caduta del Governo Berlusconi, l’avvento del Governo Dini e la prima rottura in Rifondazione comunista, ed i temi dell’antifascismo, per finire con le domande di senso sul ruolo e sul significato della politica. Il capitolo, di gran lunga più impegnativo, è quello relativo alla vicenda della guerra nella ex Jugoslavia. Lo svolgimento del conflitto nella ex Jugoslavia è raccontato con rigore scientifico. L’autore si dilunga sui retroscena politico-diplomatici, ignoti ai più, e li verifica sul campo, nel corso del loro accadimento, attraverso una esperienza di conoscenza personale e diretta. Guardando gli avvenimenti da dentro, e ricostruendo tutti i passaggi, ne esce completamente smontata la vulgata dell’intervento provvidenziale degli Stati Uniti e della NATO che pongono fine al massacro, attraverso l’uso necessario della forza, dopo anni di colpevoli inerzie dell’ONU e dell’Europa. Non si tratta, però, solo di una ricostruzione storica. Il conflitto nella ex Jugoslavia viene esaminato con tre chiavi di lettura. La base ovviamente è la ricostruzione dei fatti. Questi sono analizzati, non a posteriori, ma in modo dinamico. Così l’autore ci fa sapere come nel gennaio del 1995 fosse già stato annunziato, per gli addetti ai lavori, quale piega avrebbe preso il conflitto e come si sarebbe concluso.
“Così in un modo semiclandestino su una pubblicazione riservata agli addetti i lavori, ci viene svelato come si concluderà il conflitto nella ex Jugoslavi. Dopo aver arbitrato con incertezze e contraddizioni, nel modo peggiore possibile, il conflitto, facendolo degenerare, l’Occidente ha infine deciso di scegliersi un amico e identificare un nemico, di riarmare l’amico (incurante dell’embargo dell’ONU) e di guidarlo alla riscossa militare che porrà fine alla guerra con la guerra.”
Il secondo profilo è quello del dibattito politico che si è svolto in Italia sulle vicende del conflitto, l’intervento, virtuale, dei media, e quello, molto più concreto del volontariato. Il terzo profilo è quello dei riflessi di queste vicende sul Palazzo, dalle quali emerge la tragica incapacità della politique politicienne di articolare una risposta politica che si facesse adeguatamente carico dell’esigenza di porre termine al conflitto ed aiutare gli attori del dramma balcanico a ritrovare la strada di una convivenza possibile.
Osserva l’autore: Della guerra in Bosnia si discute – quando capita – come ne possono discutere nelle piazze gli avventori dei bar. Si depreca, si lanciano scomuniche, si mettono i voti all’ONU e alle altre istituzioni internazionali, si trinciano giudizi. Nessun gruppo parlamentare, nessuna forza politica si pone il problema di fare qualcosa, di sviluppare una iniziativa politica per incidere in qualche modo sul corso degli eventi.”
Il libro propone, in definitiva, una rassegna di avvenimenti storici, che inquietano ancora il nostro presente. Gli avvenimenti sono descritti, con profondità e con il ricorso incessante i documenti, ma non si tratta di un libro di storia o di cronaca storica. Gli avvenimenti non sono solo descritti, sono organizzati, è investigato il loro rapporto diretto con la politica. In definitiva sono un oggetto riflesso di un discorso sulla politica. E’ il discorso sulla politica, e sulla sua dimensione di senso, quello che emerge dal caos degli eventi.
– Ricostruire il senso della politica per ricostruire il senso della vita. Questo è il compito fondamentale che ci attende – conclude l’autore.