Gaza: non è difesa è genocidio

Se l’obiettivo perseguito è quello della guerra per distruggere Gaza, identificata come il male assoluto, la condotta di Israele, anche in senso tecnico-giuridico, rientra nel concetto di “genocidio” come definito dalla Convenzione Onu del 9 dicembre 1948 per la prevenzione e repressione del delitto di genocidio

Siamo entrati nella terza settimana di guerra e la tempesta di fuoco scagliata da Israele contro la Striscia di Gaza non accenna a diminuire, anzi si intensifica con l’ingresso di mezzi corazzati e truppe di terra. Non si riesce a comprendere quale disegno politico guidi la reazione di Israele al di là dello spirito di vendetta per i massacri subiti dalla sua popolazione il 7 ottobre. Certamente non aiuta a capirlo quanto affermato da Netanyahu nella sua prima conferenza stampa dall’inizio del conflitto. Il 29 ottobre Netanyahu ha dichiarato che si tratta di «una battaglia del bene contro il male». La guerra sarà lunga ma si concluderà con la vittoria del bene. Gli obiettivi ufficialmente perseguiti sono due: «demolire Hamas e riportare indietro gli ostaggi». Il secondo obiettivo è meramente di facciata perché non è coerente con il primo.

In realtà se si pretende di demolire Hamas, vuol dire che si è deciso di abbandonare gli ostaggi al loro destino. Il dichiarato intento di eradicare Hamas e di eliminare tutti i suoi miliziani è un obiettivo impossibile e assurdo. Impossibile perché non vi è un forte di Hamas da espugnare, non vi sono delle divisioni da affrontare e sconfiggere sul campo di battaglia. I miliziani di Hamas sono rifugiati in una selva che è la sfortunata popolazione della Striscia. Per eliminarli tutti bisognerebbe disboscare la selva. È quello che Israele sta facendo, distruggendo in modo massiccio le abitazioni, facendo fuggire la popolazione più a sud (dove peraltro continua a bombardare), togliendo il cibo, l’acqua, l’energia, anche agli ospedali, e spegnendo le comunicazioni. Non si può eradicare Hamas senza compiere un vero e proprio genocidio. È un obiettivo assurdo perché, dopo aver inflitto delle sofferenze così atroci, nulla può escludere che i giovani sopravvissuti alle bombe israeliane, alla fame, alla sete, alle malattie, alla morte dei loro genitori o dei loro coetanei, non sentano il bisogno di prendere le armi e di rimpiazzare i miliziani eliminati. Gli obiettivi politici perseguiti dal Governo di Israele sono imperscrutabili, ma il discorso di Netanyahu costituisce autorevole conferma di quanto dichiarato da Dror Eydar, ex ambasciatore di Israele a Roma dal 2019 al 2022: «L’obiettivo è distruggere Gaza, questo male assoluto».

La parola genocidio è troppo pesante per essere utilizzata a cuor leggero, anche perché sovente è strumentalizzata dalla politica e quindi banalizzata. Tuttavia, se l’obiettivo perseguito è quello della guerra per distruggere Gaza, identificata come il male assoluto, la condotta di Israele, anche in senso tecnico-giuridico, rientra nel concetto di “genocidio” come definito dalla Convenzione Onu del 9 dicembre 1948 per la prevenzione e repressione del delitto di genocidio. L’art. 2 della Convenzione recita:

Nella presente Convenzione, per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale:

a) uccisione di membri del gruppo;

b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo;

c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale […].

Quello che qualifica come genocidio i fatti indicati ai punti a)b) e c) è l’intenzione di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, quali sono indubbiamente gli abitanti che popolano la striscia di Gaza.

Orbene è per tutti evidente che non si può invocare il diritto di difesa di Israele per giustificare attacchi così massicci ed estesi a un gruppo nazionale che possono sfociare in un genocidio. Non ha senso progettare ipotetiche Conferenze internazionali di pace per invocare una ancora più ipotetica soluzione del conflitto fondato sul principio “due popoli, due Stati”, quando non si ha il coraggio di chiedere il cessate il fuoco perché bisogna lasciare libero Israele di continuare la sua punizione collettiva contro la popolazione di Gaza.

La Comunità internazionale deve imporre il cessate il fuoco. Il genocidio è un affronto all’umanità in quanto tale ed è la principale minaccia alla pace e alla coesistenza pacifica fra le Nazioni. Se per le irresponsabili classi dirigenti europee non valgono le ragioni dell’umanità, deve valere almeno la convenienza politica. Se si consente a Israele di continuare a mettere a ferro e a fuoco la Striscia di Gaza, niente può escludere che il conflitto si estenda a tutto il Medio Oriente. Gaza può essere il punto di innesco di un conflitto mondiale che nessuno vorrebbe ma nessuno può impedire, come avvenne a Sarajevo nel 1914.

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Autore: Domenico Gallo

Nato ad Avellino l'1/1/1952, nel giugno del 1974 ha conseguito la laurea in Giurisprudenza all'Università di Napoli. Entrato in magistratura nel 1977, ha prestato servizio presso la Pretura di Milano, il Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, la Pretura di Pescia e quella di Pistoia. Eletto Senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell'arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare, del conflitto nella ex Jugoslavia. Al termine della legislatura, nel 1996 è rientrato in magistratura, assumendo le funzioni di magistrato civile presso il Tribunale di Roma. Dal 2007 al dicembre 2021 è stato in servizio presso la Corte di Cassazione con funzioni di Consigliere e poi di Presidente di Sezione. E’ stato attivo nel Comitato per il No alla riforma costituzionale Boschi/Renzi. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore o coautore di alcuni libri, fra i quali Millenovecentonovantacinque – Cronache da Palazzo Madama ed oltre (Edizioni Associate, 1999), Salviamo la Costituzione (Chimienti, 2006), La dittatura della maggioranza (Chimienti, 2008), Da Sudditi a cittadini – il percorso della democrazia (Edizioni Gruppo Abele, 2013), 26 Madonne nere (Edizioni Delta Tre, 2019), il Mondo che verrà (edizioni Delta Tre, 2022)

6 pensieri riguardo “Gaza: non è difesa è genocidio”

  1. E’ un trucco antico come il mondo: simulare l’aggressione per giustificare la repressione; credo siano stretegie studiate ed insegnate un pò ovunque nel pianeta. Non riesco ad immaginare altre possibili cause scatenanti.
    Un territorio, due popoli: errori politici vecchi, che continuano a provocare sanguisone conseguenze.
    Non vedo soluzioni, ma io sono pessimista per natura.

  2. Dopo la Shoah, si è potuto dire: “Non lo sapevamo !” Ma questo genocidio, perché di questo si tratta, sta accadendo sotto gli occhi di tutti. Tutti imertosi. La Meloni come un cagnolino che scodinzola dietro i potenti sella Terra e abbraccia
    Netanyau che dovrebbe essere processato e recluso a vita per crimini contro l’Umanità.

  3. Tutti i giorni abbiamo sentito dell’ invasione russa. Sanzioni, mandati d’ arresto, stampa : invasione e quindi…. Per Israele che ha continuato a invadere i territori palestinesi la musica cambia! Dobbiamo sempre dire e fare e pensare ciò che vogliono gli U.S.A ?!!

  4. Gli interessi economici hanno sempre vinto, in qualunque periodo storico, in qualunque paese…fra gli ebrei ci sono le più ricche famiglie al mondo… specialmente in America, e cosa ci dobbiamo aspettare di diverso da quello che sta accadendo oggi….?

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