La sentenza della Corte Costituzionale, che ha cancellato dall’Ordinamento giuridico la vergogna del c.d. “lodo Schifani”, ci annunzia una buona novella: la Costituzione italiana esiste ancora, è ancora viva, anche se non in buona salute, e resiste all’avvento del regime.
Da molti anni nella costituzione materiale ha preso piede (per responsabilità sia della destra che della sinistra) l’idea che la Costituzione può e deve essere “flessibile” , che le sue regole possono essere piegate alle esigenze delle contingenti maggioranze parlamentare.
Non è stato Berlusconi a teorizzare la supremazia della politica sul diritto, ma non v’è dubbio che è stato il Governo Berlusconi a spingere fino al parossismo l’esigenza dell’onnipotenza della politica, praticando il primato della sua azienda-politica sulle regole che assicurano il corretto funzionamento delle istituzioni e tutelano i principi fondamentali.
L’importanza di questa sentenza è che essa finalmente svela la dimensione arbitraria, arrogante, violenta e illegittima di questo sistema di potere e del suo Capo politico, squarciando il velo di fumi e menzogne con cui la stampa ed i mass media asserviti al regime cercano ogni giorno di nasconderne la vergogna.
Adesso non è più possibile nascondere la vergogna di un sistema che cerca di mascherare le proprie malefatte mettendosi al di sopra della legge ed al posto della legge. Adesso non è più possibile continuare in sordina l’attacco alle regole, ai principi ed alle procedure che i Costituenti nella loro saggezza hanno voluto garantire da ogni manomissione (tanto da inventare un “animale strano” come la Corte Costituzionale), mascherando l’esistenza stessa del conflitto.
La stessa Corte avrebbe avuto la possibilità di diplomatizzare questo conflitto o di ammorbidirlo, usando lo scudo dell’art. 138, cioè del mancato utilizzo della procedura di revisione costituzionale per introdurre delle norme che, comunque le si giudichi, hanno rilevanza costituzionale.
Invece è stata fatta una scelta di massima chiarezza. Naturalmente occorre attendere il deposito della motivazione della sentenza, per comprendere il percorso logico-argomentativo seguito dalla Corte, tuttavia, il fatto che nel comunicato stampa si faccia riferimento alla violazione del principio di eguaglianza (art. 3 Cost) ed alla violazione del diritto alla difesa (art. 24), vuol dire che la Corte ha voluto mettere i piedi nel piatto ed andare, senza infingimenti, al sodo della questione.
La verità è la cosa che fa più male al sistema di potere inventato da Berlusconi, che si regge su un consenso virtuale, ottenuto attraverso l’uso di dosi sempre più massicce di manipolazione dell’opinione pubblica. Per questo la sentenza della Corte ha importanza fondamentale.
Se il sistema di potere Berlusconi, non solo per le esigenze di impunità del suo Capo politico, ma soprattutto per la sua concezione monista del potere, conflige ontologicamente con l’architettura costituzionale dei poteri (che il costituente ha voluto distribuiti e diffusi) e con i principi fondamentali, come quello di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, allora non si può più nascondere che lo scontro politico verte sulla Costituzione.
La domanda è se deve sopravvivere il progetto di democrazia delineato dai padri costituenti, con il suo corollario di beni pubblici e pubbliche virtù, ovvero se debba consolidarsi l’attuale regime che punta a smantellare il pluralismo istituzionale e le autonomie individuali e collettive e a concentrare tutti i poteri nella mani del Capo politico, come è già avvenuto nel nostro Paese in un’altra epoca storica.
E’ questo il problema della politica in Italia, è questa la verità che si intravede dietro l’ annunzio della Corte Costituzionale. Hic Rodhus, hic salta.