Non si sono ancora spenti gli echi degli insulti che Berlusconi, Capo del Governo, scagliava – a reti unificate – sulla magistratura intera, che adesso il dolce stil novo di Arcore è stato prontamente raccolto dal nuovo Presidente del Consiglio. Dopo aver liquidato le riserve espresse dall’associazione magistrati sul progetto di “riforma della giustizia” con un elegantissimo: “br..che paura”, Renzi ha postato sul sito di Palazzo Chigi l’interpretazione autentica, per il popolo bue, della sua epocale riforma della giustizia civile: “meno ferie ai magistrati: giustizia più veloce”.
Per rincarare la dose, a giustificazione dell’intervento taglia ferie, sul sito si evidenziano i tempi più rapidi della giustizia civile in Francia (mediamente 350 giorni) ed in Germania (mediamente meno di 300 giorni) per la definizione dei procedimenti in primo grado, a fronte di una durata media in Italia di 945 giorni.
In questo modo è stata confezionata una menzogna perfetta: mettendo a confronto dati non omogenei si è lanciato un insulto sull’intero corpo dei magistrati, a giustificazione di un intervento punitivo. L’insulto sta nel far passare i magistrati come responsabili della giustizia lenta: di conseguenza per rendere più veloci i procedimenti giudiziari bisogna far lavorare di più quei fannulloni dei magistrati, tagliando loro le ferie.
La menzogna è fin troppo evidente: se vogliamo paragonare la produttività dei magistrati italiani con quella dei magistrati francesi o tedeschi non è alla durate media dei procedimenti che bisogna guardare, ma al numero dei procedimenti smaltiti.
In base ai dati statistici elaborati dal Cepej – Consiglio d’Europa, la magistratura italiana nell’anno 2010 ha definito 2 milioni 834 mila procedimenti civili contenziosi (la Francia ne ha definiti 1 milione 793 mila, la Germania 1 milione 586 mila) e 1 milione 288 mila cause penali (la Francia ne ha definite 600 mila, la Germania 804 mila). “Con questi numeri – che smentiscono falsità e luoghi comuni, che mirano a ribaltare sui magistrati responsabilità altrui – la magistratura italiana – ha osservato l’Associazione nazionale magistrati – si pone al primo posto per produttività in Europa nella materia penale e al secondo posto in quella civile, seconda in questo caso solo alla Russia, che peraltro conta ben altro numero di magistrati.”
Quindi il taglio delle ferie è una misura meramente punitiva, perché le lungaggini dei procedimenti giudiziari hanno evidentemente cause diverse e non trovano certo giustificazione in un deficit di impegno personale dei magistrati. Tuttavia il taglio delle ferie non trova alcuna ragione neppure sotto il profilo dell’incremento della produttività degli uffici giudiziari.
Chi ritiene che tagliando i giorni di ferie si determina un automatico aumento della produttività evidentemente confonde l’attività giudiziaria con la produzione di pezzi lavorati un una fabbrica fordista: se si ferma la catena la produzione cessa.
Ben diversa è la natura dell’attività giudiziaria che non si può interrompere o riprendere girando un interruttore. Il lavoro dei magistrati consiste nel risolvere delle controversie, prendere delle decisioni su casi specifici che riguardano i beni e le libertà dei cittadini e rendere ragione di tali decisioni attraverso provvedimenti motivati. La legge stabilisce i termini entro i quali tali provvedimenti devono essere depositati e l’ordinamento giudiziario, modificato negli ultimi anni, prevede che debbano scattare automaticamente procedure disciplinari in caso di ritardi.
Durante il periodo feriale, la legge prevede la sospensione dei termini processuali, che non si applica ai termini fissati per i magistrati per il compimento del loro lavoro.
Quindi i magistrati, per la delicatezza del loro lavoro, sono gli unici funzionari pubblici che hanno l’obbligo giuridico di lavorare durante le ferie. Se il termine per depositare una sentenza scade il 15 agosto, nel cuore del periodo feriale, il magistrato, in ferie, ha l’obbligo giuridico di lavorare e depositare il provvedimento.
Non si tratta di un’ipotesi astratta. Da un’indagine fatta presso le Cancellerie della Corte di Cassazione è emerso che quest’anno durante il periodo feriale (dal 21/7/2014 al 8/9/2014) sono state depositate dai magistrati in ferie quasi 7.000 fra sentenze ed ordinanze, di cui 4.479 nel settore penale e 2.486 nel settore civile.
Quindi circa 300 magistrati, nel corso delle loro ferie, hanno scritto e depositato quasi 7.000 provvedimenti. E’ un bel modo di godersi le ferie!
Sembra che il Ministro Orlando voglia aprire ad un emendamento che estenda la sospensione dei termini feriali anche ai termini per il deposito dei provvedimenti giudiziari.
In questo modo verrebbe meno l’assurdità del dovere giuridico di lavorare durante le vacanze, ma cambierebbe poco.
Nella prassi l’interruzione feriale spesso costituisce l’unica opportunità per magistrati, oberati da carichi sempre più gravosi, per portare a termine quei lavori particolarmente impegnativi che non è possibile concludere nel tempo del lavoro ordinario, o per liberarsi dell’arretrato.
Per cui è un’ulteriore menzogna pretendere che i 30 giorni di ferie diventerebbero effettivi, ove venissero sospesi i termini anche per i giudici.
Un ulteriore paradosso è che la riduzione della sospensione feriale dei termini processuali (passata da 45 giorni a 24 giorni) non colpisce soltanto la categoria dei magistrati. Per punire i giudici non si è esitato a tagliare le ferie agli avvocati ed alle centinaia di migliaia di lavoratori che svolgono attività collegata al mondo della giustizia.
Anche per gli avvocati si pone lo stesso problema dei giudici, devono necessariamente lavorare anche durante il periodo feriale. Se i termini processuali decorrono dal 15 settembre, normalmente gli studi professionali sono soliti riaprire il 1° settembre. Ora che il decorso dei termini è destinato a riprendere il 1° settembre, quando dovranno riaprire gli studi professionali, il 15 agosto?