La banalità del male è il titolo del noto saggio di Hanna Arendt sul processo di Adolf Eichman, celebrato a Gerusalemme nel 1961, che l’autrice seguì come inviata del settimanale New Yorker. Lo sguardo di Hanna Arendt si concentrò sulla mediocrità del personaggio e sulla banalità delle dinamiche che avevano spinto Eichmann e tanti altri della sua generazione a diventare protagonisti del male assoluto della shoah.
Non a caso il saggio di Sara Montinaro sul c.d. Stato Islamico si intitola Daeş: viaggio nella banalità del male (Meltemi, 2020).… leggi tutto